Quando diventiamo aggressivi? Riusciamo a contenere la nostra aggressività? E quando ciò non avviene cosa proviamo? E quando la subiamo da altri ? Insomma un argomento che da più punti di vista ha visto studiosi di diverse discipline tentare di dare risposte, ma soprattutto individuare  strategie di intervento e indicazioni per prevenire la violenza. 

Oltre che dalla psicologia clinica un prezioso contributo ce lo può dare  l’etologia animale. Infatti osservare il comportamento delle diverse specie animali  offre utili indicazioni anche per riflettere e capire quello umano, in una sorta di comparazione efficace. 

Una delle espressioni più usuali e più ingiuste, con cui si qualificano determinati atti o fatti dell’uomo contro i propri simili, è quella di definirli “bestiali”. Ma, ed e questa la prima lezione dell’etologia comparata, l’aggressione intra-specifica è rara nel mondo animale.

La distruttività dell’uomo non e lupina ( homo hominis lupus), è tipicamente umana.

A cominciare dallo stesso Freud la psicoanalisi ha sempre fatto tentativi per chiarire le profonde origini della distruttività umana.

Da qualche tempo, tuttavia, è facile constatare che nell’esame della aggressività Interspecifica umana, si tende a spostare l’indagine dalle strutture sociali o dalla ricerca di motivazioni inconsce, per riportarla quasi esclusivamente a un uomo intero non come ente astratto produttore di rimozioni e di dubbi metodologici, ma come specie zoologica in possesso di una cultura e di una storia.

 Abbastanza curiosamente, cioè, al vertice del progresso tecnologico, l’uomo, minacciato dalla prospettiva di una sua improvvisa autoestinzione, si volge a considerare le proprie origini animali, come se in esse è solo in esse, il senso del suo destino potesse diventare decifrabile. Stanco di interrompere la storia, interroga l’evoluzione; scoperta la malafede di ogni cultura, sembra deciso a cercare la“ verità “ non più nei suoi pensieri, ma nelle sue costellazioni endocrine e nei suoi metabolismi cellulari

Potremmo forse meglio dire che i contributi della antropologie e dell’etologia non sono in fondo, che delle violente provocazioni alla pretesa soprannaturalità umana; ogni nostra azione fondamentale, ci si dice, rimanda agli animali, trova nella filogenesi del comportamento, per usare una metafora, la sua esatta etimologia,il suo preciso significato biologico.

Konrad Lorenz, premio Nobel per la medicina nel 1973, è stato uno dei più grandi ricercatori in questo campo. I suoi contributi hanno dato nuova luce su quanto alla fine i nostri comportamenti aggressivi abbiano molte similitudini con quelli di altre specie.

Negli animali l’aggressione intra-specifica consegue ben difficilmente esiti mortali. I rappresentanti di una stessa specie combattono tra loro per la gerarchia, il territorio o la femmina.

In generale tuttavia, questi conflitti presentano una caratteristica davvero stupefacente, e che ne delimita enormemente la pericolosità, sono, cioè, “ritualizzati”. Diversamente avviene per l’uomo. Purtroppo. 

Spesso incontriamo pazienti che hanno subito o continuano a subire, atteggiamenti e comportamenti aggressivi da parte di partner o parenti stretti.

Riuscire a trovare uno spazio non solo dove sentirsi ascoltati, ma anche individuare vie d’uscita a tali situazioni, è necessario e prioritario. Non abbiate timore a contattare chi ci può dare una mano.  

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