Internet e adolescenti. Attenzione agli effetti su memoria, attenzione, relazioni sociali e cognitività.

Una cosa è certa:  un eccessivo utilizzo di tecnologie digitali (smartphone, internet e gaming), specialmente quando diventa continuativo, può produrre conseguenze a lungo termine sul sistema nervoso centrale soprattutto negli adolescenti, dove è in atto una crescita fisiologica di rimodulazione dei circuiti cerebrali. Il continuo ricorrere alle tecnologie digitali,  può creare uno stato di allerta, con conseguenze importanti sui processi di attenzione, memoria e sui ritmi del sonno.

Un cervello in via di sviluppo


Lo sviluppo cerebrale attraversa periodi sensibili dove gli effetti causati da interferenze esterne tecnologiche, non sono ancora pienamente valutabili: l’adolescenza è un periodo centrale nel percorso di sviluppo individuale che richiede la stessa attenzione dell’infanzia. Da un punto di vista neurobiologico è una transizione fondamentale per dare forma a quello che diventerà il cervello adulto. Ecco allora che risulta determinante da questo punto di vista, il ruolo della famiglia per monitorare, vigilare e individuare i rischi a cui sono esposti gli adolescenti dall’abuso di nuove tecnologie che, soprattutto prima del sonno impattano negativamente sui circuiti cerebrali alterando il ritmo normale fisiologico del sonno – veglia.

L’entità del fenomeno

Ma vediamo alcune cifre.  Si stima che il 3,7% dei giovani abusi delle nuove tecnologie: sono 300Mila i ragazzi che  tra i 12 e i 25 anni, hanno sviluppato una forte dipendenza da internet.

Una delle caratteristiche delle tecnologie digitali è quella di incidere e modificare i concetti di spazio e tempo. Tutto questo si traduce in una profonda accelerazione dei ritmi di vita e della riduzione delle distanze, che induce una sovrastimolazione sensoriale a cui siamo sottoposti con sempre maggiori stimoli con importanti ripercussioni sul benessere psichico personale.

Gli adolescenti di oggi crescono e si formano con la tecnologia. Non a caso sono definiti “nativi digitali”. Ma quali possono essere gli effetti di queste tecnologie sul processo di modellazione cerebrale? Le statistiche ci dicono che in Italia il 95% dei ragazzi e delle ragazze tra i 14 e 19 anni, utilizza Internet.

La domanda che la comunità scientifica si sta ponendo è quale effetto possa esserci sullo sviluppo dei circuiti cerebrali che in adolescenza sono nel pieno del loro modellamento.

Gli effetti

La dipendenza a cui spesso assistiamo, da internet, dai social network o dal gaming ha spesso un impatto sulla vita di tutti i giorni, che rischia di minare la propria vita reale, oltre quella scolastica e relazionale. L’isolamento nel quale ci si potrebbe trovare in altre parole, rischia di non fare acquisire efficacemente le competenze affettive, emotive e relazionali.

Se consideriamo allora che la salute mentale è un pilastro del benessere individuale, dobbiamo riconoscere che le malattie psichiche hanno un impatto non solo sul benessere del soggetto, ma anche su quello della società.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sviluppato azioni preventive atte a ridurre i fattori di rischio che portano alla slatentizzazione dei disturbi psichici, così come quelle tese a migliorare gli stili di vita e a rendere più efficaci i fattori protettivi.

È risaputo che esistono fasi e periodi della vita che hanno bisogno di una particolare cura ed attenzione, quali la prima infanzia e non ultima l’adolescenza, proprio per la fondamentale transizione neuro-biologica oltre che psicologica. In questo periodo infatti il cervello si modella, si definiscono le reti di connessione neurale, permettendo all’individuo di acquisire competenze cognitive, relazionali e affettive, che rimarranno sostanzialmente stabili nel resto della sua vita.

Adolescenti insoddisfatti

In Italia sono circa 8 milioni e 200 mila i giovani tra i 12 e i 25 anni. Di questi circa il 10% (dati Istat) dichiara di essere insoddisfatto della propria vita, delle relazioni amicali, familiari e della propria salute. Questo dato segnala che un numero estremamente significativo di giovani è in una situazione di difficoltà emotiva, confermata dalla prevalenza, sempre attorno al 10%, di forme depressive o ansiose in questa fascia d’età. È a questi 800 mila giovani che bisogna prestare attenzione facilitando il riconoscimento di tutti quei fattori “tossici” che possono favorire l’esordio e il mantenimento di patologie psichiche.

Ma quali possono essere gli aspetti tossici a cui prestare attenzione?

È ormai comprovato quanto i fattori determinanti e riconosciuti (sostanze stupefacenti, stress, maltrattamenti e violenza, abusi)  siano la causa principale di alcuni disagi e patologie psichiche. Accanto a questi però, negli ultimi anni sempre più attenzione è stata posta al possibile ruolo della tecnologia. Gli adolescenti di oggi sono stati correttamente definiti “nativi digitali” e vivono il proprio sviluppo identitario in un mondo in cui uno degli aspetti centrali è rappresentato dalla tecnologia.

Quale può essere l’effetto di questi strumenti nel percorso di modellazione cerebrale adolescenziale, soprattutto in caso di eccessiva esposizione a questi mezzi?

Nella letteratura scientifica internazionale sono presenti numerosi studi che segnalano gli effetti sullo sviluppo cerebrale dell’utilizzo eccessivo di smartphone, gaming, internet e social network. Un dato interessante, seppur preliminare, deriva dal riscontro di vere e proprie modificazioni della materia bianca (prevalentemente dei fasci di connessione cortico-subcorticali) in ragazzi con dipendenza marcata da smartphone che ricalcano, almeno in parte, quelle già riscontrate in soggetti con dipendenza da internet.

Davanti a disagi, ad incapacità nell’affrontare le emozioni troppo forti, viene fatto un  eccessivo uso di  tecnologie digitali, soluzione inconsapevole a diversi tipi di difficoltà della vita reale. Alcune caratteristiche individuali sono state associate al rischio di sviluppare una dipendenza da internet o da smartphone. Diversi studi per esempio, hanno segnalato rischi elevati per soggetti con forme di autismo ad alto funzionamento. Per molte di queste persone la tecnologia rappresenta una fonte enorme di conoscenze negli ambiti settoriali di interesse e rischia dunque di ricevere un super-investimento.

La dipendenza


L’utilizzo eccessivo di questi strumenti può riempire il vuoto che deriva dalle difficoltà a livello socio-relazionale, creando una sorta di stabilizzazione, di falso equilibrio, che porta a forti crisi quando viene ad essere interrotto.

La dipendenza da questi strumenti tecnologici, ricalca altre forme di dipendenza che vedono nell elemento compensativo un circuito, potremmo dire un circolo vizioso,  che crea dipendenza e bisogno continuo. Tra l’altro l’analisi della struttura stessa di alcuni giochi, con “l’incentivo a raggiungere il livello successivo”, è estremamente attraente per ragazzi dipendenti dalla ricompensa.

L’esposizione eccessiva alla tecnologia è stata correlata anche a un peggioramento sintomatologico nei bambini e negli adolescenti con Adhd, e alcuni dati preliminari segnalano effetti cognitivi della stessa. Le tecnologie portano allo sviluppo di capacità cognitive secondo un “modello rappresentativo”: la modalità di approccio al reale si modifica, non si sa più come si deve fare una cosa ma come si deve chiedere a uno strumento di farla. L’utilizzo del tablet da parte di un bambino, essendo interattivo, modifica la modalità di accedere al reale e dunque permette un tipo di apprendimento profondamente differente.

Questo si riflette sull’allocazione delle risorse cognitive e mnesiche. Non sappiamo più come farlo ma dove trovare le istruzioni per farlo. La tecnologia implementa quindi alcune forme di apprendimento e alcune competenze cognitive a discapito di altre.

Sovrastimolazione sensoriale

La presenza ubiquitaria della tecnologia provoca quella che potremmo definire come una vera e propria sovrastimolazione sensoriale. I ragazzi sono sempre esposti a micro-stimolazioni attraverso gli smartphone. Alert, messaggi, like tendono a creare uno stato di allerta, con conseguenze che si riscontrano sull’attenzione, sulla memoria e sui ritmi del sonno. Quasi il 90% dei ragazzi riferisce di aver sperimentato il fenomeno della ‘vibrazione fantasma’ ovvero del falso allarme di ricezione di un messaggio sul cellulare”.
La tecnologia spinge verso l’implementazione di modalità attentive differenti. Abbiamo necessità di maggior flessibilità e rapidità. Diversi studi segnalano come vi sia una maggior tendenza al multi-tasking, che favorisce un’attenzione maggiormente diffusa ma comporta una tendenza al peggioramento delle performance. Anche la sola presenza di un device potenzialmente attivo è collegata ad un allungamento dei tempi di completamento di un compito, in quanto si verifica uno stato di allerta che ci porta a controllare il telefono più volte anche in assenza di reali segnali.
Anche la memoria è influenzata dallo sviluppo tecnologico.

Memorie esternalizzate


La memoria viene esternalizzata: demandiamo al cellulare o ad internet la conservazione di un numero sempre maggiore di informazioni, creando mappe mentali differenti che ci servono per recuperarle. “Non so cosa, ma come”. Vi sono oggetti e applicazioni per ricordarsi di ogni cosa, non solo i numeri di telefono, ma la posizione dove abbiamo parcheggiato, o dove abbiamo lasciato le chiavi della macchina. Diversi studi hanno analizzato gli effetti cognitivi dell’esposizione al gaming con risultati preliminari ma estremamente interessanti. I videogame migliorano l’attenzione visiva e la coordinazione, ma, alcuni dati suggeriscono un aumento di comportamenti impulsivi e aggressivi.

Acquisire competenze relazionali


La tecnologia permette enormi vantaggi sul versante dell’acquisizione delle conoscenze, specialmente di conoscenze settoriali e tecniche, mentre rischia di non aiutare nella creazione delle competenze emotive, affettive e relazionali. L’aspetto centrale dell’adolescenza, che potremmo anche definire come l’età delle scelte, risulta proprio quella di non lasciare irrisolte problematiche emotive, relazionali e affettive. È quindi centrale la necessità di prestare attenzione ai ragazzi che mostrano un pattern problematico di utilizzo di questi mezzi.

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