“Mi sento a disagio, forse ho sbagliato , non sono all’altezza “, esordisce così il mio paziente Marco, mentre le gote diventano rosse nella stanza di analisi. In quella occasione, il mio paziente non è stato in grado di verbalizzare l’emozione provata: la vergogna. Questo perché la vergogna è una emozione molto complessa. 

La vergogna come tutte le emozioni, è qualcosa che ci consente di avere informazioni dalla realtà per orientarci nel mondo. È una emozione secondaria e sociale, in quanto si sviluppa con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale. 

La vergogna è strettamente connessa alla valutazione personale su di sé, una valutazione di impotenza e inadeguatezza. Quando la persona sperimenta la vergogna, si sente fallita rispetto alle aspettative che sente di aver disatteso e si aspetta un commento negativo, uno sguardo di disappunto o un rimprovero. Quando si prova vergogna, vengono compromessi gli sforzi di mantenere una buona immagine e una buona autostima agli occhi dell’altro, per tanto la vergogna ha la funzione di proteggere l’immagine del sé che si vorrebbe mostrare agli altri ed emerge quando c’è un conflitto tra l’immagine di sé reale e ideale. 

La vergogna interessa sia componenti fisiche che componenti comportamentali e cognitive. 

Il corpo infatti comincia ad arrossire, compare la tachicardia, lo sguardo si abbassa e si prova una sensazione di caldo o freddo intenso.  La persona vuole diventare invisibile e trasparente e pensa di essere imperfetta, brutta e inadeguata. Le risposte comportamentali includono la fuga, la paralisi, l’evitamento e  il calo di energia di ripiegamento verso se stessi. 

La vergogna è una emozione complessa, che insorge in contesti e momenti differenti e che si può esprimere in varie forme. 

La vergogna può essere interna ed esterna; la prima è legata ad esperienze di autovalutazioni e alla sensazione di sentirsi inadeguati, la seconda è quando la persona si focalizza sulle credenze altrui e teme che gli altri lo vedano come imperfetto e sbagliato.

Altre emozioni sono connesse alla vergogna. La vergogna si distingue dal senso di colpa  che è l’emozione provata quando ci rendiamo conto di aver fatto qualcosa di sbagliato all’altro. Il focus è su un comportamento sbagliato specifico  che io sento di aver fatto verso qualcuno,  immaginano anche il dolore recato dall’altro.  La colpa presuppone la capacità di capire che ho prodotto un danno e di aver causato sofferenza all’altro. 

La vergogna sposta invece il focus su di sé, scatta quando facciamo qualcosa e ci aspettiamo una punizione, un disagio dell’altro, un rimprovero, un giudizio. Quando proviamo colpa, sentiamo il dispiacere dell’altro, anche il corpo si prepara a una azione, perché si protende verso l’altro, la voce diventa dispiaciuta. 

Nella vergogna si intacca subito il nostro autogiudizio e il corpo abbassa lo sguardo, arrossisce, ci blocchiamo nella possibilità di agire e ci togliamo da quella situazioni.  È quindi più centrata su di sé.

 La vergogna è più globale, “sono inferiore e inadeguato”, il senso di colpa è più rivoto al comportamento, ho sbaglio perché ho agito in malo modo 

La vergogna si caratterizza dal tentativo di nascondere, fare, fuggire gli altri, promuovere atteggiamenti di  difesa e a distanza interpersonale. La colpa invece promuove comportamenti riparativi direzionati agli altri es confezioni e scise, quindi più proattivi. 

La vergogna rappresenta una emozione meno adattiva rispetto alla colpa, poiché questa ultima contrariamente alla prima, motivando al cambiamento, risulta meno invasiva e disabilitante per l’individuo. 

La vergogna si distingue dalla timidezza che è un tratto di personalità, che rappresenta una tendenza duratura a prevenire l’emozione di vergogna il timido teme e quindi si sottrae all’interazione con gli altri per evitare situazioni di valutazione e possibile vergogna; l’imbarazzo è uno stato emotivo a seguito di una mortificazione

La vergogna ha una funzione adattiva che permette alla persona di preservare la sua appartenenza al gruppo e garantirsi la sopravvivenza. In termini evoluzionistici, la vergogna assume un ruolo chiave perché rappresenta una strategia difensiva di sottomissione adottata dalle persone che appartengono a uno status sociale basso. Se io non commetto nulla di cui vergognarmi, non perdo l’appoggio degli altri. Questi atteggiamenti di sottomissione permettono di stabilire  e mantenere una specifica organizzazione gerarchica. Quindi la vergogna si incentra sul tentativo di rendersi attrattivi nelle mente dell’altro e di mantenere uno status gerarchico buono. 

Al contempo la vergogna si basa sulla condivisione di valori e nel rispetto delle norme sociali, impendendo l’emarginazione dell’ ‘individuo e affermando la appartenenza del gruppo. 

Se l’intensità oppure la frequenza diventano eccessive, l’emozione della vergogna diventa un fattore di esordio e  di mantenimento per diverse condizioni patologiche come i disturbi di personalità, la fobia sociale e i disturbi alimentare.  La vergogna diventa pertanto disfunzionale. La persona teme di essere rifiutata se gli altri si accorgono delle sue mancanze.  Si forma la rappresentazione dell’altro che mi giudica ma non sempre è coerente con il dato reale. Nella vergogna cronica, mi sento sempre una lente di giudizio, questo genera sofferenza. Chi sperimenta vergogna cronica cerca di non entrarci quasi mai in contatto. 

Esperienze negative e giudicanti invalidanti nella prima infanzia contribuiscono a questo malessere; si ceca di prevenire eventuali attacchi esterni.  La vergogna gioca un ruolo fondamentale anche nell’insorgenza e nel mantenimento di problematiche individuali e interpersonali fino ad arrivare a condizioni patologiche che meritano l’attenzione clinica. La letteratura mostra come la vergogna diventa un’emozione dolorosa in  molti disturbi. 

Ne esaminiamo alcuni. Numerosi studi indicano la vergogna come emozione centrale nei disturbi alimentari. I pensieri e le preoccupazioni legate al corpo e all’immagine corporea sono spesso accompagnate da intensi vissuti di vergogna, legati alla paura del giudizio nello sguardo degli altri. Nei disturbi alimentari, la percezione di sé è colorata di vissuti di inadeguatezza e quindi di vergogna. Allo stesso tempo a seguito di episodi di abbuffata e discontrollo emotivo, la vergogna e il senso di colpa sono le emozioni più esperite. Spesso la vergine funge sia da trigger che fa predittore dell’abbuffata.

La vergogna è presente in modo intenso anche nella condizione di depressione, contribuendo a sviluppare  circoli viziosi che rafforzano i vissuti depressivi. La vergogna evoca un senso di fallimento e di impotenza ed è spesso associata alla ruminazione.  Nella fobia sociale una condizione di alta sensibilità alla vergogna contribuisce in senso negativo alla costruzione del sé sociale dell’individuo. Le persone sono concentrare sul portare il lato migliore di sé,  sentendosi sempre insicuri e inadeguati con la paura del rifiuto. La persona ansiosa si vergogna e non fa altro che collezionare all’esterno elementi che confermano la sua inadeguatezza.  

Intense emozioni di  vergogna sono anche frequenti del disturbo post traumatico da stress a seguito spesso di  aggressioni fisiche o sessuali. I sintomi si legano al senso di vergogna che fortifica l’idea di autocritica e attribuzione di colpa. Anche nei disturbi di personalità, la vergogna è molto presente, ad esempio nei disturbi di personalità borderline, dove spesso la vergogna non viene riconosciuta o viene trascurata a causa dei comportamenti evitanti o delle manifestazioni di rabbia incontrollate. Le ripetute esperienze di abbandono o abuso subite dai pazienti creano intensi vissuti di vergogna che invalidano le esperienze dei pazienti. Spesso per gestire emozioni negative si usa l’autolesionismo, anzi spesso la vergogna che spinge ai comportamenti autolesionisti aumenta l’intensità di questa emozione, favorendo il perpetuarsi dell’autolesionismo. Anche i pazienti con disturbo narcisistico di personalità, mostrano vergogna e schemi di identità legati a senso di inadeguatezza. La persona si sente in difetto, sbagliato e inferiore rispetto agli altri, mostrandosi ipersensibile alle critiche e  provando un senso di vergogna che cerca si nascondersi dietro   a un senso di ostinata superiorità e infallibilità. Anche nelle condotte di abuso di alcol e sostanze le persone sperimentano  vergogna per gli altri e la vergogna  è   una emozione che  può spingere a mettere un atto comportamenti suicidari. Infatti la stabilità e la sicurezza sociale costruiscono una motivazione fondamentale per l’individuo favorendo un senso di appartenenza a un gruppo. La vergogna è appunto una emozione sociale e spesso il suicido viene interpretato come una soluzione all’intollerabilità della sensazione di sentirsi diverso e non accettabile in un gruppo di appartenenza. In moti casi la vergogna associata a un senso di fallimento come a un licenziamento o alla fine di un matrimoni, può  portare a uno stato di malessere. 

Chi ha subito violenze e maltrattamento ed è stato trascurato durante l’infanzia, sente una colpa e vergogna pervasiva.  Le esperienze ripetute di maltrattamenti comportano elementi di impotenza, rendendo il sé adulto insicuro. 

Pertanto è bene parlare con uno specialista per una consulenza se ci si accorge di provare questi intensi stati di malessere. 

Contatta il Centro Clinico di Milano per una consulenza psicologica. 

Se desideri ricevere una consulenza da uno dei nostri specialisti, puoi contattare il Centro Clinico di Psicologia di Milano, via Tiziano 19, 20145 Milano (MM1 Buonarroti):

Articolo a cura della dott.ssa Mirella Chiorazzo psicologa e psicoterapeuta

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