Articolo scritto da M. Galimberti e L. Carrara

Adolescenza e suicidio: negli ultimi mesi, le principali testate giornalistiche italiane descrivono una realtà clinica e ospedaliera altamente preoccupante circa gravi condizioni psicologiche e psichiatriche che stanno interessando la fascia d’età giovanile.

Aumento di tentativi di suicidio negli adolescenti

“Per settimane abbiamo avuto otto posti letto su otto occupati, e non era frequente, e tutti per tentativo di suicidio. Non mi era mai capitato”. Queste le parole con cui Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale Bambin Gesù, spiegava come, già da ottobre, fossero aumentati gli accessi in Pronto Soccorso da parte dei giovani per disturbi mentali, in particolare tentativi di suicidio o atti di autolesionismo (come tagli sul corpo).

Più recentemente un articolo di Firenze.Repubblica sulla realtà neuropsichiatrica dell’Ospedale Mayer e uno studio del Mondino di Pavia hanno stimato che l’incremento dei casi di questa stessa natura si aggiri intorno al 50%, rafforzando pertanto una preoccupazione potenzialmente estendibile all’intero territorio italiano.

Covid: Adolescenza e suicidio

Sembra così che la previsione allarmante delle prime fasi pandemiche trovi ora fondatezza e conferma nei dati recenti. Un anno fa, infatti, la letteratura scientifica internazionale annoverava tra le conseguenze attese più preoccupanti un aumento dei casi di tentato suicidio e di suicidio effettivo, con particolare riferimento alla fascia adolescenziale come fascia evolutiva più profondamente colpita dai cambiamenti di abitudini e stile di vita conseguenti alla pandemia da Covid-19.

Ma, ancora prima che tale preoccupazione trovasse un riscontro nella realtà attuale, quali sono stati i presupposti di base che hanno portato a ipotizzare una previsione così allarmante?

Età evolutiva e tentativi di suicidio

I tentativi di suicidio (TS) e il suicidio (S) costituiscono uno dei principali problemi di salute in età evolutiva: meno frequenti in età prepuberale, aumentano tra i 12 e i 15 anni fino a raggiungere un picco massimo tra i 15 e i 29 anni, fascia d’età in cui il suicidio risulta come seconda causa di morte.

Se si considera poi che molti incidenti, prima causa di morte in adolescenza, sono potenzialmente riconducibili a condotte cui sottostà un’intenzionalità suicidaria, si aggrava la frequenza con cui i suicidi e i comportamenti suicidari siano causa di morte.

Rispetto alla variabile genere sessuale, i dati epidemiologici sui casi di suicidio in adolescenza mostrano un rapporto di 2:1 rispettivamente per maschi e femmine; si assiste invece ad un capovolgimento di tale rapporto nei casi di tentato suicidio, molto più frequente all’interno del genere femminile. Tale dato è in parte riconducibile alle differenze nelle modalità impiegate: le femmine ricorrono solitamente a metodi meno violenti e meno efficaci (es. taglio delle vene, farmaci…) mentre metodi più gravi e violenti (come l’impiccagione, il salto nel vuoto, l’uso di armi da fuoco…) risultano più frequentemente impiegati tra i ragazzi.

Adolescenza e suicidio atti meditati nel tempo

Diversamente dal pensiero comune, i TS e il S non sono atti impulsivi e improvvisi ma al contrario atti meditati nel tempo e preceduti da uno stato di profondo disagio interiore, vissuto in ultimo come intollerabile. Ecco che si presentano quindi come l’unica soluzione possibile per porre fine ad una condizione vitale percepita come irrisolvibile, rispetto a cui prevalgono vissuti di inaiutabilità; gli atti suicidari non si configurano quindi come movimento verso la morte quanto piuttosto come allontanamento da emozioni intollerabili, dolore insopportabile o forte angoscia.

Risulta così anche più chiaro comprendere l’origine multifattoriale dei TS e dei S (fattori genetici, biologici, individuali, relazionali e ambientali). È sì vero che tali casi si iscrivono spesso all’interno di quadri psichiatrici preesistenti (es. gravi forme depressive, abuso di sostanze…) tuttavia, come indicato dall’OMS, sono numerose le condizioni personali, relazionali, familiari e sociali a costituire potenziali fattori di rischio per i TS e i S, soprattutto in una fascia evolutiva così critica come quella adolescenziale.

Pandemia e cambiamenti di vita

È proprio dall’incontro tra gli aspetti intrinseci all’età adolescenziale (dalla vulnerabilità psicologica ai compiti di sviluppo) e tra i profondi cambiamenti di vita comportati dalla pandemia che è possibile ipotizzare i meccanismi che spiegano l’aumento dei tassi di TS e di S tra i più giovani; la letteratura scientifica ha già dichiarato l’impegno empirico dei prossimi mesi rivolto ad approfondire e vagliare la natura ipotetica di tali spiegazioni.

In primo luogo qualsiasi fascia d’età, compresa quella adolescenziale, che già prima dell’arrivo della pandemia presentava diagnosi e/o fragilità psicologiche/psichiatriche può essersi vista ostacolata nel proprio percorso di cura. La fase iniziale della pandemia è stata infatti segnata da importanti problemi strutturali e organizzativi dei servizi sanitari, da quelli pubblici e ospedalieri a quelli privati, con limitazioni alla presa in carico e/o alla continuità di trattamenti e terapie. Ciò purtroppo può aver determinato l’aggravarsi di quadri clinici associati ad atti di TS e S, quali depressione, disturbo post-traumatico da stress, disturbo di panico, disturbo d’ansia generalizzato esponendo quindi i giovani che già ne soffrivano ad un maggior rischio di commettere questi stessi atti.

Adolescenza e suicidio

Covid e situazioni problematiche

La situazione pandemica, poi, può aver favorito la comparsa e/o l’aggravarsi di condizioni contestuali, relazionali e di vita quotidiana già riconosciute in letteratura come fattori di rischio suicidario in adolescenza. Si fa riferimento ad esempio all’esposizione a situazioni familiari problematiche (dalla convivenza con un familiare affetto da patologie profondamente impattanti sull’intero sistema quali l’abuso di sostanze, a un clima quotidiano altamente conflittuale fino a forme di violenza domestica, maltrattamento e/o abuso sessuale) rinforzata dal confinamento domiciliare, a condizioni di crisi economica con conseguenti fatiche quotidiane sia in termini concreti di sostentamento sia in termini di vissuti emotivi negativi (preoccupazione, incertezza, tensione…), all’isolamento sociale e amicale così tanto determinante in adolescenza rispetto alla costruzione identitaria, alle fatiche emotive (es. senso di incapacità, inadeguatezza…) e alle frustrazioni rispetto ai risultati didattici esacerbate dalle nuove modalità scolastiche a distanza, all’essere vittima di episodi di cyberbullismo il cui aumento è favorito dall’uso quotidiano preponderante dei social e delle nuove tecnologie…

Vulnerabilità psicologica

Tali condizioni ed eventi, intrinsecamente fattori di rischio rispetto allo sviluppo e alla manifestazione di forme di disagio psicologico, assumono una valenza intollerabile alla luce della vulnerabilità psicologica già tipica di questa fascia evolutiva, soprattutto se si vanno a sommare gli uni agli altri in un lasso di tempo troppo breve e/o in un ambiente che non ne facilita la corretta metabolizzazione emotiva. Il periodo adolescenziale è per sua natura caratterizzato da aspetti di fragilità e vulnerabilità psicologica riconducibili in particolare al compito evolutivo di strutturazione e integrazione identitaria, a difficoltà nella regolazione dell’autostima, nella capacità di tolleranza alla frustrazione, nella capacità di mediare gli impulsi e di avere una realistica rappresentazione delle conseguenze delle proprie azioni.

Isolamento sociale causa di tentati suicidi negli adolescenti

Infine, una lettura complessiva dell’impatto pandemico sulla fascia adolescenziale all’interno della quale ricondurre l’allarmante aumento dei casi di TS e S pone al centro il blocco del processo di sviluppo. Se un certo grado di consapevolezza e di ottimismo proteggono gli adolescenti dalla paura del contagio (più significativamente presente negli adulti), è l’isolamento sociale a rappresentare la causa principale del loro disagio.

La scuola, i luoghi di svago e le attività sportive costituiscono il mondo dell’adolescente: è qui che si realizza la costruzione identitaria grazie al confrontarsi con i coetanei, allo sperimentarsi nei rapporti tra pari e con figure adulte diverse dai propri genitori (insegnanti, educatori, allenatori…) e al condividere, ridimensionando, paure e preoccupazioni che altrimenti tendono a ingigantirsi nella dimensione di solitudine. Togliere loro “il mondo adolescenziale” equivale a interferire con il loro processo di sviluppo, con importanti ripercussioni psicologiche che potrebbero aver trovato anche nei TS e nei S una loro forma estrema di manifestazione.

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Articolo scritto da M. Galimberti e L. Carrara

Riferimenti Bibliografici

Carballo J.J., Llorente C., Kerhrmann L. et. Al. (2020), Psychosocial risk factors for suicidality in children and adolescents. Eur. Child. Adolesc. Psychiatry.

P.J. Hoekstra (2020), Suicidality in children and adolescents: lessons to be learned from the COVID-19 crisis. European Child & Adolescent Psychiatry.

Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, SIMA (2014), Il suicidio in adolescenza.

World Health Organization (2008), Fact sheet of suicide. https://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs398/en/.

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